Scelta personale vs scelta obbligata
Scegliere il percorso universitario non è semplice. Una volta, forse, lo era di più. Prima della legge Codignola del 1969, in Italia l’accesso all’Università era fortemente limitato dal tipo di scuola superiore che si era frequentato. Così, alcune scuole davano maggiore libertà di scelta (il Liceo classico apriva a qualunque possibilità, quello scientifico idem, tranne che a Lettere e Filosofia), altre instradavano lo studente con maggiore forza (il Liceo artistico sfociava obbligatoriamente in Architettura o nell’Accademia delle Belle Arti, ragioneria spingeva verso Economia e Commercio ecc.). Alcuni limiti di una tale impostazione sono evidenti. La rigidità di un sistema che creava una sorta di futuro obbligato per i giovani è risultata, per gli studenti italiani, insostenibile. Inoltre, a livello sociale, una tale regolamentazione del processo di formazione provocava immobilismo sociale, facendo stagnare il mercato del lavoro, a livello di energie e di pensiero laterale. La mobilità sociale era evidentemente molto ridotta.
Però – è innegabile – era più semplice scegliere (e non c’era una così grande disoccupazione post-laurea). Forse perché qualcuno sceglieva per te, fin da quando – sostanzialmente – entravi alle scuole superiori. Oggi, invece, si aprono mille possibilità, una miriade di strade differenti, ognuna delle quali presenta appetibilità e criticità. Come scegliere? Come sviluppare l’antica arte del discernimento? Troppe strade! Come tanti Novecento sulla nave dell’adolescenza, ci siamo tutti chiesti: «ma dimmelo, come fate voialtri laggiù a sceglierne una?».
Strumenti utili per l’orientamento
Lo Stato aiuta. Sì, cercando online si possono agevolmente trovare i vari portali utili per farsi un po’ di chiarezza in questo mare magnum. Il MIUR italiano offre un ventaglio di siti da consultare. Alcuni utili, altri meno, si tratta comunque di tentativi da web 1.0: strutture molto statiche, poco interattive, finestre di ricerca dedicate a chi, in realtà, le idee ce le ha già abbastanza chiare. Sono strumenti utili per chi sa cosa scegliere, ma non sa, ad esempio, dove studiare, come trovare alloggio, e così via.
Più interessante il tentativo francese, con il suo servizio Parcoursup. Attivo dal 2018, il portale non solo mostra la rosa di opportunità di studio universitario, ma offre la possibilità di compilare una scheda personale, con desideri, storia di studio, voti scolastici, presentazione di sé, per poter così elaborare un foglio Avenir (futuro), grazie al quale lo studente viene contattato con richieste di ammissioni ad hoc da diverse università nel Paese.
Dando un’occhiata al sito, devo dire che qui siamo a un tentativo raffinato e profondo. Le varie fasi di scelta (Scoprire e informarsi, Iscriversi e aggiungere i voti, Completare il proprio dossier e confermare i voti, Fase di ammissione), come vengono descritte nella home del sito, sono piene di informazioni facili da trovare, con testimonianze di studenti, interviste a professori, descrizione dei corsi di studio… Questo servizio, in altre parole, è dedicato a chi si deve effettivamente chiarire le idee sul proprio futuro di studio.
L’ambiguità di un algoritmo opaco
C’è però un ma. Come evidenziano vari articoli recenti, comparsi su alcune importante testate francesi, il problema fondamentale di Parcoursup risiede nel suo algoritmo. Già, perché per traghettare il duplice passaggio da dossier personali a schede Avenir, infine al contatto da parte delle Università, è necessaria una elaborazione automatica, fatta non da intelligenze umane, ma da intelligenze artificiali. E qui si aprono vari scenari, dai più fantascientifici a quelli più verosimili. La preoccupazione – più che lecita – è che l’algoritmo non sia abbastanza trasparente. Diciamo la verità: non lo è per niente. Non viene spiegato bene come funziona l’elaborazione dei dati, l’invio dei dossier personali ai vari Atenei francesi, la selezione del personale studentesco da parte di questi ultimi.
Si paventa la possibilità che vengano create “classifiche” in base alle scuole superiori frequentate, al loro tipo e alla loro provenienza. Di più: la scheda personale diviene una vetrina di presentazione che, in realtà, per essere compilata, richiede grandi competenze linguistiche e una profonda chiarezza sul percorso da voler fare. Sì, perché l’algoritmo andrà a ricercare determinate keywords, per poter instradare verso questa o quell’altra università.
Siamo tornati a prima del 1969? No. Forse sì. Boh. Senza lasciarsi andare a eccessivi complottismi, i dubbi su questo nuovo portale, di per sé ben fatto e sostanzialmente utile per l’orientamento dello studente maturando, sono doverosi. Come è strutturato il processo dell’algoritmo? Come fa le scelte? Come aggrega i dati e come li mette in relazione tra loro? Qualche dato serve per catalogare gli studenti? Una volta avevo un maestro, alle elementari, che era sfegatato tifoso del Milan. Sapevamo tutti che, se veniva interrogato uno studente di pari fede calcistica, i voti mostravano un’evidente maggiore indulgenza. Ma questo algoritmo “per che squadra tifa”?
Forse la cosa migliore è tornare a sviluppare la sacrosanta arte del discernere. Ma questa è un’altra storia.
Quest’articolo offre spunti molto interessanti, grazie a chi l’ha scritto. Giusto qualche giorno fa leggevo alcuni dati di uno studio promosso da AlmaDiploma (e riportato sulle pagine social di Will Media, sito di informazione sempre più diffuso tra giovani) riguardo ai percorsi di orientamento che le scuole italiane attualmente offrono ai maturandi. Nonostante l’aumento, negli ultimi anni, di questo tipo di offerta (in alcuni casi sono addirittura previsti dei colloqui individuali) sbalordiscono i numeri degli universitari “in crisi” che dichiarano di non avere avuto chiaro quello a cui stavano andando davvero incontro. Percorsi ancora poco efficaci? Poca capacità di discernere, come si suggeriva nell’articolo? Forse (sicuramente) entrambe le cose, insieme a tanti altri fattori. In ogni caso, come suggeriva un insegnante e scrittore contemporaneo, la paura di fondo è sempre quella di sbagliare, al momento della scelta (e anche dopo). Siti e corsi del genere dovrebbero darci, allora, più garanzie di “fare centro”. Ma in quella bellissima avventura che è l’università – e la vita negli anni universitari – di garanzie di “non sbagliare” ce ne sono ben poche: è un percorso fatto di continue scoperte e sorprese, anche per i più decisi e “orientati”. Difficile incasellare tutto questo in un algoritmo. Difficile prevedere dove porterà il cammino. Forse, mi sento di dire, nemmeno augurabile.